L’Alta Via è un sogno per ogni amante della montagna ed in particolar modo un regalo indelebile ed indimenticabile, proprio alla vigilia dei dieci anni di Unesco, alle Dolomiti. Un’attraversata di circa 150 chilometri del Sud Tirol da ovest ad est partendo da Tiers a pochi chilometri di distanza da “casa Salewa” fino alla Val Fiscalina proprio al confine della provincia di Bolzano.
Un percorso di oltre 50 ore tra salite, discese, vie ferrate, ebike e per un ragazzo del gruppo anche il brivido del parapendio.
Eravamo una decina tra giornalisti, fotografi, blogger da mezz’europa a intraprendere quest’avventura lontani dallo stress, senza automobili quasi al confine di questo mondo moderno dove gli orari seguono l’andamento del sole e delle stelle e non di schemi prestabiliti dalla società. Confinati in uno “spazio” perfetto, circondati dalla bellezza ed unicità da alcune delle montagne più importanti d’Italia dalle Tofane alle Tre Cime di Lavaredo passando per il Catinaccio, il Monte Cristallo, il Pelmo e molte altre vette memorabili.
L’Alta Via è tutt’altro che banale, ti segna, ti fa scoprire i tuoi limiti e ti permette di diventare un tutt’uno con la montagna quella vera e pura che ognuno di noi ama fin da piccoli. Eh sì proprio così perché qui si entra in contatto a trecentosessantra gradi con quella montagna che ancora sogniamo lontano dal turismo di massa ma che ti avvicina, come da piccoli, alla bellezza della semplicità e ti fa stare veramente bene e mai come in quest’esperienza ho capito ancora di più l’affermazione di Messner: “La decisione più importante della mia vita è stata la decisione di vivere obbedendo ai miei desideri, alle mie idee e ai miei sogni.”
Fin dal primo giorno si capisce la grandezza di questo viaggio dolomitico perché attraversando la Valle del Ciamin ci si trova di fronte prima il Catinaccio e quindi le Torri del Vajolet che ci accompagneranno durante la salita fino ai 2134metri del Rifugio Bergamo – Grasleitenhütte dove ci attendono dell’ottimo cibo tirolese, una stellata incredibile!
Gisuto qualche ora di sonno ed è già il momento di ripartire perché la seconda giornata sarà un continuo sali e scendi attraversando il Passo di Molignon, in un’atmosfera paesaggistica quasi lunare che ci lascia senza parole per poi ridiscendere al Rifugio Alpe di Tires e proseguire verso il Rifugio Friedrich August affiancando i Denti di Terra Rossa, il Sassopiatto per ammirare nuovamente le stelle che ci faranno compagnia durante numerose chiacchierate notturne dell’Alta Via.
I chilometri iniziano a farsi sentire ma l’adrenalina è in continua crescita avvicinandoci alla via ferrata delle Meisules che ci porterà verso sera dopo aver ripercorso l’altopiano del Sella al Rfugio Franz Kostner ad oltre 2500 metri dove alcuni di noi scelgono di godersi la bellezza dell’Alta Badia bivaccando all’aperto sotto l’ennesimo tappeto di stelle che ci porterà verso l’inizio di un nuovo giorno con una meravigliosa alba che vedrà il sole baciare Civetta, Marmolada e Pelmo.
Uno di noi ha anche la fortuna di sorvolare la vallata e di raggiungere il Passo Campolongo in parapendio mentre il restante del gruppo scenderà a piedi tra rocce, pini mugo circondati da un tripudio di colori prima di prendere le ebike che ci porteranno prima a Pralongià a 2.109m e quindi giù fino alla Capanna Alpina dove riposiamo la bici ed iniziamo, sotto un caldo torrido, la salita fino alla Capanna Scottoni e da qui proseguiamo verso il Lago del Lagacio dove i più temerari si tufferanno per prendere un po’ di fresco prima di ricominciare il percorso che dopo 31 chilometri ci vedrà arrivare alla Capanna Fanes.
Ed è proprio qui che ci rendiamo conto di come sia ancora bello ogni tanto fare un passo indietro, staccarsi da tutto e così per telefonare useremo il vecchio telefono a gettoni del rifugio sorseggiando un po’ di birra sulla terrazza. Volge al termine una giornata veramente intensa e lunga, lontani dai rumori della città circondati dal silenzio della notte alpina tra risate e curiosità varie. Stupendo.
E così, nonostante i chilometri continuino ad accumularsi giorno dopo giorno, la fatica quasi non si sente perché quello che l’Alta Via porta con sé è una vera e propria famiglia. Sembra pazzesco da raccontare ma è proprio così, persone che fino ad alcuni giorni fa neanche si conoscevano sono ora legati da una profonda amicizia, una magia a tutti gli effetti che solo la montagna può creare.
Proseguiamo il viaggio verso est raggiungendo prima la Valle di Fanes che ci poterà all’omonime cascate sempre sotto un sole cocente. Il percorso ci porterà prima ad attraversarle da “dentro” e quindi dopo una piccola via ferrata arriviamo alla loro base, 90 metri di salto nel vuoto.
Uno spettacolo incredibile proprio come lo zig-zag verticale che ci porterà a risalire la valle fino al Gran Foses e quindi al Rifugio Biella proprio ai piedi della Croda del Becco dove il giorno seguente saliremo per ammirare l’alba.
Vedere il sole sorgere con in lontananza le Tre Cime di Lavaredo, il Pelmo, il Monte Cristallo, le Tofane e sotto di noi il turistico Lago di Braies mentre noi quassù siamo soli, in “famiglia”, ad ammirare ancora una volta la bellezza unica di madre natura e della montagna.
Dopo giorni di sole e temperature bollenti un’ultima alba infuocata lascia spazio a nuvole sempre più minacciose e rovesci di pioggia che arrivano da ovest e che ci accompagnano tutto il giorno tra pinete, prati e brevi passaggi ferrati fino al Rifugio Vallandro dove un vero e proprio temporale ci attende.
Il risveglio non è da meno entusiasmante, una nebbia che corre velocemente sui prati che circondano il rifugio mentre lasciandosi alle spalle il Rifugio ecco che rispuntano nuovamente in lontananza le Tre Cime di Lavaredo pronte a darci, tra qualche ora, il benvenuto…
Con spensieratezza di fronte a tanta bellezza altri 20 chilometri la fatica si accumula sempre di più gambe, affrontiamo numerosissimi sali e scendi ed arriviamo alla sera al Rifugio Locatelli dove abbiamo la fortuna di avere la camera letteralmente con vista!! Eh sì perché direttamente dal letto siamo di fronte alle Tre Cime, sembra veramente di toccarle e anche con il cielo che si fa a tratti sempre più minacciose regalano emozioni non stop in ogni istante.
Impossibile riposarsi con montagne così importanti, così leggendarie di fronte a noi e così dopo un paio di ore siam nuovamente in piedi ad aspettare l’alba che ovviamente non delude!
Siamo ormai prossimi alla fine, mancano solamente dodici chilometri prima che questa indimenticabile ALTA VIA volga al termine e così dopo aver costeggiato il Monte Paterno arriviamo in Val Fiscalina tappa conclusiva del progetto Salewa.
150 chilometri, 50ore, 8770 metri di ascesa e 8510 metri di discesa… un gruppo veramente unito, tanta stanchezza ma soprattutto tanta felicità per avercela fatta tutti assieme ed un grazie immenso ad Egon, la guida alpina che ci ha condotto con successo alla meta!
Walter Bonatti diceva: “Guarda se uno deve arrivare fin qui, per inseguire i propri sogni, per non essere là nella confusione, tra gli esseri umani che sono lì, per divertirsi o comunque per cercare qualche cosa che non ha nulla a che vedere con quello che cerco io.”
Proprio così, questo viaggio, quest’impresa ci ha portato a conoscerci meglio, a capire i nostri limiti, a capire l’importanza di inseguire i propri sogni ma soprattutto a capire ancora di più l’immensa bellezza della montagna.
Pura.
Vera.
Immensa.
Unica.
Emozionante.
L’Alta Via!