Ormai tutti voi siete a conoscenza della storia di Miele e di tutto il percorso che stiamo facendo da quel triste 23 giugno. In pochi però sanno che la nostra forza, la nostra resilienza, il nostro ottimismo arriva da molto lontano.
Eravamo in compagnia di un padre della Consolata, ci stavamo salutando al termine di una bella chiacchierata quando voltandomi sono rimasto colpito da una fotografia appesa alla parete. Un uomo dal volto vissuto, una folta barba, lo sguardo basso, il cappuccio in testa e dietro un monastero tra le montagne. Ho provato le stesse sensazioni di quando vidi, per la prima volta una fotografia, del grande alpinista bergamasco, che spero prima o poi di conoscere dal vivo, Mario Curnis.
Sono quelle persone a cui bastano i loro occhi, i loro volti per raccontare tante cose, a volte tutto. E se sanno emozionare con un ritratto figuriamoci dal vivo.
Ma torniamo a noi… quel caldo tardo pomeriggio di luglio è stata la prima volta che ho visto l’iconografia di questo pastore, montanaro, eremita libanese.
San Charbel.
Per tutto il viaggio abbiamo fantasticato su quest’uomo e non appena arrivati a casa ci siamo messi subito deciso a cercare di tutto e di più su di lui, sulla sua vita. Le prime letture su internet hanno aumentato l’interesse nell’approfondire la sua storia. E così abbiamo subito ordinato questo libro:
San Charbel. Eremita (1828-1898). Itinerario nelle profondità.
Una lettura intensa che, fin dalle prime pagine, ci ha fatto letteralmente “avvicinare” ad una persona speciale.
Un uomo di poche parole che ha dedicato la sua vita prima alla pastorizia quindi all’agricoltura ed all’aiutare gli altri con un profondo amore verso Dio. Una vita di sacrifici quotidiani, di prove difficili ma che lo ha visto sempre in seconda linea rispetto a tutti coloro che gli stessero attorno. Dare tanto, a tutti.
Una guida assoluta verso l’equilibrio spirituale, dell’anima. Un Maestro.
Il nostro percorso con Miele, a distanza di mesi possiamo anche dirlo… non è stato facile, tanti i pianti e i sacrifici, tanto l’amore ricevuto da molti di voi come profonde le ferite, le cattiverie ricevute gratuitamente da qualcuno. Ma questa è la vita e mai come quest’anno ci ha messo di fronte a scelte, a superare tanti ostacoli, a porci tante domande ma che, per fortuna, ci ha avvicinato molto alla fede.
Grazie all’amore, al nostro pensiero positivo, alle tante preghiere stiamo superando le difficoltà e anzi, stiamo maturando e crescendo molto, ovviamente assieme al piccolo Miele! Già, proprio questo piccolo capretto ci ha insegnato a fregarcene di tutto, di ignorare il dolore e di sorridere sempre e comunque.
Tutta la fama, il successo e le ricchezze che l’uomo pensa di possedere resteranno sulla terra. Egli porterà con sé solo l’amore, ma chi si presenterà davanti a Dio senza amore, se ne pentirà amaramente questa sarà l’ora della sua vera morte. (San Charbel)
Vi starete chiedendo… ma perché ci vuoi parlare di questo Santo libanese?
Ecco il motivo è, per noi, straordinario. Ed è appena successo. I due ragazzi che vedete in foto sono Maroun ed Eliane. Sono stati nostri ospiti lo scorso weekend. Una giovane coppia proveniente dalla Francia, molto solari e semplici. Fin qui sembra tutto normale no? Chiedendo loro i documenti per la classica registrazione abbiamo scoperto che sì, sono cittadini transalpini ma che le loro origini sono molto più ad oriente. Arrivano dal Libano, da Annaya.
E così mentre li accompagnavo a fare la tinozza non ho saputo resistere e gli ho chiesto, a distanza di ore mi sento un deficiente eheh, ma siete veramente del paese di Charbel? Proprio quella Annaya lì? Si sono fermati. Si sono guardati negli occhi stupiti dalla domanda e dopo un respiro profondo mi han risposto: “ma com’è possibile che lo conosci? Ci sembra impossibile parlare di lui qui, nel cuore delle montagne cuneesi.”
E così la serata è proseguita a parlare dell’eremita libanese tra lo stupore ma al tempo stesso la meraviglia di tutti.
Nulla accade per caso… lo diciamo spesso. Vero. Ma quando succede lascia sempre senza parole.
Gli abbiamo raccontato la storia di Miele, di noi e della fiducia assoluta verso quel santo che unisce da sempre ortodossi, mussulmani e cristiani. Ci hanno raccontato aneddoti, particolari sensazionali e il tempo è sembrato volare.
Poco prima di partire ci hanno regalato quella piccola iconografia che vedete sul diario, era loro ma volevano che la tenessimo con noi, per Miele. Non ci conoscevano, non sapevano nulla di questo percorso, di questo sogno ma ora ne fanno parte.
Due giovani ragazzi libanesi, di Annaya e devoti a Charbel in soggiorno a Caban.
Tutto questo ha dell’incredibile ma come ha detto Maroun andandosene: “qualcuno lassù voleva mandarvi un messaggio”.
E così oggi per la prima volta, per diversi secondi, Miele è stato in piedi da solo…
Il resto si vedrà…
L’amore è l’unico tesoro che potete accumulare in questo mondo e portare con voi nell’altro. tutte le glorie, il lavoro, le fortune, i tesori e i successi che credete di aver posseduto in questo mondo, resteranno in questo mondo.
Ogni uomo è una lanterna destinata a brillare. Dovreste realizzare l’obiettivo per cui siete nati in questo mondo.
Bisogna sempre distinguere tra desideri e bisogni. L’uomo desidera molte cose che non ha bisogno e gli mancano molte cose che non desidera. Ciò che credi di possedere in questo mondo, in realtà ti possiede.
La tua ricchezza è misurata dalla mancanza dei tuoi bisogni e non dall’abbondanza dei tuoi beni.
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Un monaco ed eremita dolce e austero al tempo stesso di rigore e di accoglienza che dona il senso del mistero e del miracolo è un santo che convince colpisce anche chi con la religione in particolare con la chiesa cattolica non ha nulla a che fare.